Ivrea
Le prime notizie di un nucleo ebraico a Ivrea risalgono agli anni ’40 del XV secolo, quando contro gli ebrei della zona si verificarono violenti tumulti e il tentativo di saccheggiarne i depositi dei pegni. Una presenza stabile è successivamente documentata con l’arrivo nel 1547 di quattro fratelli dediti a commerci che ottennero un primo permesso di residenza per dieci anni. La Comunità, all’epoca, viveva nel sobborgo di Borghetto presso il Ponte Vecchio. Nel corso del XVII secolo molti ebrei delle campagne circostanti, in fuga da aggressioni ed episodi di intolleranza, si spostarono a Ivrea e la comunità, divenuta più numerosa, fu trasferita in una zona centrale nei pressi di via Arduino. Il ghetto fu istituito dai Savoia nel 1725 in un caseggiato dell’attuale via Quattro Martiri, dove tuttora rimane la sede comunitaria. Nel 1801 una banda di contadini delle campagne circostanti si riversò in città per devastare e saccheggiare il ghetto. Lo scampato pericolo, grazie all’intervento della municipalità, fu celebrato dagli ebrei eporediesi per molti anni.
La parità dei diritti arrivò nel 1848; per alcuni anni la Comunità continuò ad aumentare, anche grazie allo sviluppo industriale della città; con la crisi delle imprese, anche la comunità si è ridotta sempre più fino alle poche unità attuali.
La Sinagoga
Sino alla prima metà dell’Ottocento si trovava a Ivrea un oratorio di rito tedesco, definito nella documentazione dell’epoca “poco ampio e poco decoroso”. Fu l’intervento del rabbino maggiore del Piemonte, Sabato Graziadio Treves, a dare impulso alla costruzione di una nuova sinagoga, nell’ambito di una profonda riorganizzazione comunitaria avviata nel 1822. La Comunità mise mano al progetto negli anni dell’Emancipazione e, nel clima di entusiasmo, diede forma ad un grande tempio che si dimostrò da subito sovradimensionato rispetto alle reali necessità del gruppo locale: inaugurato nel 1875, non fu quasi mai utilizzato. Nello stesso complesso, fu allestito anche un piccolo oratorio invernale dove tuttora, occasionalmente, la Comunità si ritrova.
Le due sinagoghe sono ricavate all’interno di un edificio del vecchio ghetto, senza caratteri monumentali esteriori che ne manifestino la presenza. L’aula del tempio grande presenta la disposizione interna tipica delle sinagoghe dell’Emancipazione, assimilata al modello delle chiese cattoliche: due settori di banchi in file parallele rivolti verso tevà e aron, che sono associati in un’unica area in posizione opposta alla zona di ingresso. Il perimetro della sala, dipinto ad effetto marmo, è scandito da colonne e lesene su cui poggia l’ampia volta a botte affrescata. Nel piccolo oratorio invernale si conserva un pregevole aron in legno scolpito, laccato di nero con decorazioni dorate.
Il Cimitero
Dell’antico cimitero ebraico di Porta Aosta non rimane oggi traccia. La Comunità ebraica si orientava all’acquisto di un nuovo terreno già nel 1822 quando fu avviata un’importante azione di rinnovamento dell’organizzazione comunitaria. Il campo per il nuovo cimitero fu concesso nel 1863 ed è tuttora in funzione. Si tratta di una sezione separata del cimitero comunale. Ad eccezione di una monumentale cappella di famiglia, possiede sepolture individuali in terra, con lastre commemorative semplici e allineate, secondo la consuetudine. Una lapide ricorda i soldati polacchi e russi morti nell’ospedale di Ivrea durante la Prima Guerra Mondiale. Alcuni di essi ebbero sepoltura in questo cimitero.





