Cuneo
Le prime presenze ebraiche nel cuneese risalgono intorno al 1406, quando fu concesso ad alcuni ebrei di risiedervi per svolgere attività di prestito. Nel 1436, in applicazione degli Statuta Sabaudiae, veniva loro imposto di stabilirsi in un’unica area della città, lungo contrada Mondovì, dove nel 1724 sarebbe sorto il ghetto. Negli anni, la comunità divenne numerosa e, in alcuni periodi, ben inserita. Dopo il 1570, vi si aggiunsero gli ebrei in fuga dal Contado Venassino, detti “Juifs du Pape” poiché discendenti di quegli ebrei che il papa aveva portato con sé al tempo della cattività avignonese.
L’istituzione del ghetto, fra le vie Mondovì e Chiusa Pesio, non impedì una buona convivenza con la cittadinanza, con la quale la popolazione ebraica aveva sempre condiviso i momenti più duri, specialmente durante i sette assedi che la città subì. Dell’ultimo di essi, da parte delle truppe austro-russe nel 1799, sono ancora visibili tre palle di cannone inesplose che colpirono il ghetto e la zona circostante. Due rimasero conficcate all’imbocco di via Chiusa Pesio; una terza colpì i locali della sinagoga dove fu murata. Erano gli anni della prima equiparazione giuridica voluta dall’autorità francese. Dopo la Restaurazione, l’Emancipazione definitiva si ebbe nel 1848. L’inurbamento nel corso del Novecento ha successivamente determinato un rapido declino numerico.
La Sinagoga
Ubicata da secoli nello stesso stabile, la sinagoga di Cuneo fu rinnovata nel 1884, in seguito dell’Emancipazione. L’edificio fu dotato di una nuova facciata rappresentativa dell’identità del luogo, che nelle epoche precedenti non era permesso manifestare esteriormente. L’aula sinagogale si trova al secondo piano; ha pareti decorate con eleganti affreschi a specchiature e un soffitto dipinto a sfondamento prospettico con una finta cupola. Come molte sinagoghe costruite o rinnovate dopo l’Emancipazione, presenta uno schema planimetrico ispirato a quello delle chiese cristiane. Ha banchi allineati in file parallele rivolte verso tevà e aron, che si presentano integrati in un’unica area rialzata cinta da una balaustra. Particolare pregio ha l’aron ligneo del 1783, con ante finemente decorate da una grande menorah centrale e dagli strumenti per sacrifici del Tempio di Gerusalemme. Al di sotto del pulpito pensile – altro elemento mutuato dal modello cristiano e risalente all’ultimo rinnovamento – è stata murata una palla di cannone: cadde nella sinagoga durante l’assedio austro-russo del 1799 ma rimase inesplosa; per commemorare lo scampato pericolo, la Comunità istituì una apposita ricorrenza festiva chiamata “Purim della bomba”.
Ai primi piani si trovano l’aula scolastica comunitaria, conservata con gli arredi originali, e la “Biblioteca e centro studi sugli ebrei in Piemonte Davide Cavaglion”, inserita nel circuito delle biblioteche civiche.
Il Cimitero
Un primo luogo di sepoltura nei pressi del fiume Gesso fu acquistato dai fratelli Lattes nel 1610. Fino al 1730 fu utilizzato in condivisione con gli ebrei della vicina comunità di Mondovì; nel corso degli anni trenta fu completamente smantellato per consentire la realizzazione di una strada di circumvallazione.
Il secondo cimitero sorse in Calà degli Ebrei, oggi via della Pieve. Anche di questo terreno non rimangono tracce in seguito alla costruzione della tangenziale nel 1936.
La Comunità disponeva ormai da tempo di un reparto interno al cimitero comunale. Il campo, ancora in uso, possiede un monumentale cancello interno del 1887, con iscrizione sul frontone tratta dall’Ecclesiaste. Le sepolture sono semplici e ordinate. Accoglie steli antiche di fattura essenziale insieme a sepolcri più elaborati d’inizio Novecento. Poche e contenute sono le realizzazioni dal carattere più monumentale. Una lapide commemora i deportati dal vicino campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo.







