Veduta interno della sinagoga di Asti

Sinagoga

Via Ottolenghi 8 - Asti
(piano rialzato, ingresso con scalini)

Cimitero

Via Martiri Israeliti 2 - Asti
(angolo via Lamarmora)

Asti

In un documento dell’812 si legge il riferimento ad un certo Dondone judeo. Una presenza ebraica continuativa sarà, tuttavia, documentata soltanto dal XIV secolo, in seguito ad emigrazioni ed espulsioni dal centro Europa. Nei secoli successivi, venne più volte accordato agli ebrei il permesso di tenere banchi di prestito e risiedere in città, pur in un clima di controllo e tassazioni elevate. L’istituzione del ghetto risale, come nel resto del Piemonte, alle Costituzioni del 1723. Un anno più tardi, veniva adibita a tale scopo un’area del tessuto urbano medievale, fra le attuali vie Aliberti, Ottolenghi e corso Alfieri, dove la popolazione ebraica già da tempo si era stabilita. Nel fitto edificato si trovavano botteghe, magazzini e abitazioni collegati da ballatoi e passaggi fra i cortili interni. Al n. 39 di via Aliberti aveva sede la scuola ebraica, l’Istituto Clava, attivo dal 1866 al 1930. Con la definitiva emancipazione, nel 1848, molti ebrei di Asti ricoprirono importanti incarichi nella vita della città e dello stato, legando spesso al proprio nome a eventi e azioni ricordati da monumenti cittadini.

La Sinagoga

La Sinagoga di Asti, più volte rinnovata ed ampliata, mantiene la stessa collocazione urbana dal XVII secolo, da prima che vi fosse istituito il ghetto. Il grande e luminoso ambiente d’ispirazione classica fu realizzato in luogo del precedente negli anni ’30 dell’Ottocento. Al centro delle quattro colonne in finto marmo era all’epoca collocata la tevà. La configurazione attuale si deve invece alla ristrutturazione del 1889, finanziata dai fratelli Jacob e Leonetto Ottolenghi per conferire pregio e visibilità all’istituzione comunitaria nel nuovo clima di uguaglianza sociale dell’Emancipazione. A questo intervento risalgono l’apertura dello spazio aperto antistante e l’elegante facciata. Un’ampia ala laterale venne edificata per insediare un matroneo più spazioso. La tevà fu rimossa dalla posizione centrale tipica delle sinagoghe piemontesi e fu addossata all’aron, entro una balaustra in marmo, a imitazione dello spazio liturgico cattolico. Al suo posto sono state allineate nuove sedute per il pubblico. Veniva invece conservato il pregiato aron in legno scolpito, datato 1809, decorato da otto formelle con gli arredi di culto del Tabernacolo, opera attribuita alla bottega dell’ebanista astigiano Bonzanigo. Un’iscrizione ne ricorda la doratura, offerta dalla signora Rebecca Ghiron nel 1816.

Mostra permanente

Accanto alla sinagoga maggiore si trova la piccola sala del tempietto invernale. Dal 1984 vi è allestita un’esposizione permanente che offre approfondimenti sulla vita ebraica ed in particolare sulla storia della Comunità di Asti. Vi si possono ammirare pregiati arredi di culto sinagogale e domestico. Fra i libri di preghiera si trova la peculiarità di questo museo. Soltanto nei tre centri piemontesi di Asti, Fossano e Moncalvo sopravviveva fino al secolo scorso il retaggio dell’antico rito medievale francese, portato in Italia dagli esuli della Francia del nord. Dalle iniziali in ebraico delle tre città, il rito ha preso il nome di “Appam” e oggi non è più seguito in alcun luogo, a seguito dell’estinzione di queste tre comunità ebraiche. Poiché il rito fu sempre in uso presso piccoli gruppi di persone, non sono mai esistiti testi a stampa ma solo manoscritti, a integrazione di altri formulari, come negli esemplari esposti.

Il Cimitero

Quello di Asti è fra cimiteri ebraici del Piemonte più ricchi di sepolcri monumentali. Di indubbio valore artistico ma spesso distanti dalla consuetudine ebraica, furono voluti dalle famiglie per esprimere il prestigio raggiunto in seguito all’Emancipazione. Se in alcuni casi si ritrovano simboli propri dell’ebraismo, altrettanto diffusi sono i soggetti decorativi tratti dalla simbologia cimiteriale non ebraica. Tale forma di assimilazione è ulteriormente manifestata dalla costruzione, nel 1933, di un colombario con cinerario e loculi sopraelevati.

La prima inumazione in questo campo risale al 1810.
Nei secoli precedenti, la Comunità aveva disposto di un terreno concesso nel 1539, situato in un’area compresa fra le attuali vie Antica Zecca e Massimo D’Azeglio, allora fuori dall’abitato. Furono i nuovi decreti napoleonici sulle aree di sepoltura a determinare l’abbandono di quest’area e l’acquisto di un nuovo terreno fuori Porta San Pietro, che da allora costituisce il cimitero ebraico tuttora in funzione.